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Nel 1815 il Congresso di Vienna cercò di annullare tutti i cambiamenti provocati dalle guerre rivoluzionarie borghesi e napoleoniche. Tuttavia dal regno di Olanda, creato dallo stessa Congresso, si staccò nel 1830 il Belgio, che divenne uno Stato indipendente. Nonostante che il Congresso volesse un'Italia divisa, essa raggiunse la propria unità nel 1870. Si unificò anche la Germania. La Polonia invece era sparita dalle carte geografiche. Nella penisola balcanica la lotta antiturca portò all'indipendenza della Grecia e della Serbia. Nel 1859 nasce la Romania. La Russia zarista si era notevolmente allargata. La Norvegia era passata sotto la Svezia.

In America Latina, approfittando dell'indebolimento delle metropoli europee durante le guerre napoleoniche, le colonie spagnole e portoghesi divennero indipendenti. Gli Usa acquistarono da Napoleone la Louisiana, dalla Spagna la Florida, e con la guerra tolsero alla stessa Spagna sia il Texas che la California. Gli indiani furono sterminati.

Nel 1830 la Francia conquista l'Algeria e nel 1850 il Senegal. L'Inghilterra occupa il Sudafrica, poi l'India. Negli anni '40 viene occupata la Cina da diverse nazioni europee in seguito alla guerra dell'oppio. Gli inglesi conquistano successivamente la Birmania, i Francesi invece il Vietnam.

In Oceania gli inglesi occupano la Nuova Zelanda, Taiti e altre isole; nel Mediterraneo otterranno l'isola di Malta. Conquistando infine Singapore, Honk Kong e Aden la Gran Bretagna avrà l'assoluto predominio dei mari.

 

 

BORGHESI E PROLETARI

 

La borghesia, lottando contro le rendite feudali, politiche ed economiche, difendeva la libertà degli imprenditori, il libero commercio, l'ampliamento dei diritti politici e la creazione dei regimi costituzionali, facendo nascere le istituzioni parlamentari democratiche.

Si ebbero notevoli successi nelle scienze naturali, nella fisica, nella chimica, nella matematica. Nel campo delle scienze sociali la borghesia difendeva teorie progressiste: quella del lavoro di Ricardo, quella degli storici francesi degli anni '20 dell'Ottocento sulla funzione della lotta di classe, gli studi filosofici di Hegel sulla dialettica, il materialismo naturalistico di Feuerbach...

Verso la fine degli anni '40 la borghesia comincia però a entrare a patti con la reazione, inducendo il proletariato a reagire in maniera rivoluzionaria. Il capitalismo industriale portò all'impiego disumano del lavoro, specie quello delle donne e dei bambini, alla disoccupazione cronica, al pauperismo. La produzione si svolgeva in modo anarchico ed era soggetta a crisi cicliche, periodiche, di sovrapproduzione. La prima fu quella del 1825 in Gran Bretagna. Le crisi del 1857, 1866 e 1874 furono di portata mondiale. La borghesia vietava gli scioperi e i sindacati, la riduzione della giornata lavorativa e l'introduzione della legislazione sul lavoro.

 

 

DAL CONGRESSO DI VIENNA ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE

 

Dopo la caduta dell’impero napoleonico, il cui obiettivo era stato quello d’imporre con la forza i valori democratico-borghesi della rivoluzione francese, i vincitori ridisegnarono, col Congresso di Vienna (1815), l’assetto dell’Europa per restaurarvi l’assolutismo monarchico basato sul predominio dell’aristocrazia terriera. A est della Francia vennero creati degli Stati cuscinetto per arginarla: Paesi Bassi (Belgio e Olanda), Confederazione svizzera, Confederazione germanica (39 staterelli sotto il dominio austriaco), Regno di Sardegna (Piemonte, Sardegna, Liguria e Savoia). Al Congresso si creò anche la Santa Alleanza tra Austria, Russia e Prussia, cui più tardi aderirà anche l’Inghilterra. Il fine era quello di reprimere in tutta Europa qualunque tentativo di modificare l’assetto stabilito al Congresso. In realtà il Congresso riuscì solo a rallentare la crescita borghese e capitalistica dell’Europa. Infatti sin dal 1820-21 cominciano a crearsi le prime società segrete della borghesia, con finalità cospirative. L’attività di queste società veniva ovunque duramente repressa, ma a volte i sovrani erano indotti a concedere una Costituzione parlamentare, per quanto con poteri molto limitati. Intanto in America latina e nell’impero ottomano scoppiarono moti rivoluzionari: nella prima contro i colonialisti spagnoli; nel secondo le popolazioni balcaniche (Grecia, Bulgaria, Romania, Serbia ecc.) volevano rendersi indipendenti dai turchi e venivano aiutate dalla Russia, col pretesto ch’erano prevalentemente di religione ortodossa, ma in realtà perché gli zar da tempo speravano di avere uno sbocco sul Mediterraneo. La dottrina della Santa Alleanza in questi territori non ebbe alcun effetto. Gran Bretagna e Stati Uniti si sviluppavano enormemente a livello industriale-capitalistico grazie al progresso tecnico-scientifico. In questi paesi nascono i primi movimenti operai e sindacali. L’Italia non sopportava più di stare sotto l’Austria (centro-nord), i Borboni (sud) e la Chiesa, che frenavano lo sviluppo borghese. Il primo importante intellettuale che prepara un progetto insurrezionale nazionale è Mazzini. Tutti i suoi moti però furono fallimentari, poiché egli non riponeva fiducia nelle classi operaie e contadine ma solo in quella borghesi. L’anno cruciale delle rivoluzioni operaio-borghesi contro i sovrani assolutisti e le classi aristocratiche fu il 1848: in Francia, in Germania, in Austria… In Italia scoppia addirittura, con l'appoggio del regno sabaudo, la prima guerra d’indipendenza contro l’Austria. Tuttavia la reazione assolutista ha la meglio e tutte le rivolte vengono represse. Il primo ministro piemontese, Cavour, pensò allora di chiedere aiuto alla Francia per liberarsi dell’Austria e, per dimostrare le sue intenzioni, inviò un contingente armato a sostegno dei francesi nella guerra di Crimea (1854). In questa guerra Francia e Inghilterra impedirono alla Russia di vincere la Turchia, perché temevano che i russi potessero entrare nel Mediterraneo. Quella guerra fu una crepa nel trattato della Santa Alleanza. Nella seconda guerra d’indipendenza, mentre la Francia stava vincendo l’Austria in Italia, improvvisamente i due paesi preferirono scendere a patti e con l’armistizio di Villafranca (1859) l’Austria cede la Lombardia al Piemonte ma si tiene tutto il resto. Dalla grande delusione di Cavour nasce il progetto di Garibaldi di realizzare l’unificazione senza l’aiuto di un paese straniero. Di qui l’impresa dei Mille garibaldini che partono dalla Liguria, diretti in Sicilia, intenzionati a cacciare i Borboni da tutto il Mezzogiorno con l’aiuto delle popolazioni locali. Garibaldi consegna la liberazione del Mezzogiorno ai piemontesi, senza porre condizioni politiche, e nel 1861 Vittorio Emanuele II di Savoia viene proclamato re d’Italia. A questo punto i problemi da risolvere erano: come cacciare gli Austriaci dal Veneto; come risolvere la “questione romana” (togliere il potere temporale alla chiesa); come risolvere la “questione meridionale” (il sud non era ancora industrializzato e il capitalismo del triangolo industriale voleva un mercato unico nazionale). Gli austriaci furono cacciati con la terza guerra d’indipendenza (1866), anche se rimase loro il Trentino; lo Stato della chiesa fu sconfitto con la breccia di Porta Pia (1870); al sud s’impose il capitalismo con la forza, il che determinò la nascita del brigantaggio, sconfitto il quale si formò un’emigrazione contadina di massa verso il nord d’Italia, il nord Europa e gli Stati Uniti. L’Italia era riuscita a sconfiggere l’Austria perché aveva concertato con la Prussia un attacco simultaneo. Anche la Prussia riusciva a creare uno Stato unitario molto grande. Il Reich (impero tedesco) del 1871 era in grado di sconfiggere a Sedan i francesi e di avere a est i suoi confini con la Russia. Francesi e tedeschi si trovarono tuttavia uniti quando si trattò di eliminare la Comune operaia di Parigi nel 1871. Alla fine dell’Ottocento si verificano due fenomeni molto importanti: la seconda rivoluzione industriale, che dà a Inghilterra, Francia, Stati Uniti un predominio tecno-scientifico mondiale; e l’imperialismo, con cui le potenze occidentali si spartiscono il mondo intero. Ormai le potenze del vecchio assolutismo feudale stanno uscendo dalla storia: l’impero austro-ungarico, che vorrebbe dominare i Balcani al posto della Turchia ma non è in grado di farlo (la dichiarazione di guerra alla Serbia, che farà scoppiare la I guerra mondiale, segnerà la sua fine definitiva); l’impero russo zarista, che viene sconfitto per la prima volta da una potenza molto più piccola: il Giappone (1905) e che nel 1917 verrà sconfitto da una rivoluzione interna, quella bolscevica; l’impero turco, su cui tutti vogliono mettere le mani, non è in grado di impedire l’indipendenza dei paesi balcanici, né di conservare i territori in Africa (Egitto, Libia) e non sarà in grado d’impedire durante la I guerra mondiale l’indipendenza dei paesi arabi del Medio Oriente, aiutati da Francia e Inghilterra. Dal 1870 al 1914 si sviluppa la rivoluzione industriale e l’imperialismo, ma due potenze europee, essendo partite tardi nel loro processo di unificazione nazionale borghese, avvertono di avere bisogno di più colonie per svilupparsi in senso capitalistico: la Germania e l’Italia (in oriente il Giappone). Saranno proprio loro a scatenare la seconda guerra mondiale.

 

 

 

 

Tratto da:

http://www.homolaicus.com/storia/moderna/1640-1871.htm

 

Contesto Storico Europeo

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